domenica 22 marzo 2009

Le donne immigrate per la dignit? e diritti di tutti



Le donne immigrate per la dignità e diritti di tutti

Così vorremmo fosse ogni “incontro” tra le nuove culture dell'immigrazione e quella italiana, una giornata di festa laddove i luoghi e il tempo parlino attraverso i sapori, i canti e le danze dei popoli e dove il legame tra diritti e dignità sia condiviso da tutti come base di una società civile, democratica e solidale. Ne parleremo insieme, donne immigrate ed italiani, domenica 29 marzo allo Spazio Baluardo di Milano (via Lessona 43/10 nel parco di Villa Scheibler), tra assaggi multietnici e danze folkloristiche di diverse nazionalità (Ecuador, Salvador, Perù, Cina, Sri Lanka, Brasile, Romania, Argentina, Madagascar, Somalia, Senegal, ecc). A partire dalle 12.30.

Siamo le donne volontarie del Gruppo Donne Internazionale (G.D.I.), nato a Milano nel 1978 dall’incontro di culture e situazioni diverse.

ANCHE NOI ERAVAMO CLANDESTINE”. Siamo nate e cresciute come espressione di una pluralità di persone che si sono ritrovate in un momento di forte disagio e bisogno, il bisogno di non sentirsi sole e perse nell’ingresso in un mondo nuovo, nel quale siamo entrate come lavoratrici.

Partendo da noi stesse e valorizzando la nostra diversità abbiamo pensato di farci conoscere, non solo come forza lavoro, non soltanto come “quelle che fanno i mestieri nelle case”, ma anche e soprattutto come persone con un grande e valido bagaglio culturale da condividere.

La situazione attuale per noi, che siamo lavoratrici straniere in Italia, è molto difficile. Ci sentiamo denigrate, svalutate e considerate soltanto come forza lavoro da usare e consumare. Di fronte a tutto ciò, la nostra ricchezza e dignità umana che portiamo dentro di noi, sembra scomparire e soccombere, schiacciate da un’immagine terribile e spersonalizzata dell’immigrato.

Anche noi, quando siamo arrivate in Italia eravamo clandestine” , però, allora, non possedere il permesso di soggiorno si limitava ad essere una questione di “pratica burocratica” e non, come viene detto ora, una questione “di delinquenza”, come se l’assenza di un pezzo di carta, d’improvviso, potesse rendere ladro e fuorilegge un individuo.

Noi vogliamo dire che in questi 30 anni abbiamo studiato, lavorato, organizzato e camminato insieme a tanti “clandestini”, i quali si sono poi inseriti nella vita quotidiana e pubblica di questo paese portando il loro contributo personale di valori, di professionalità e impegno al miglioramento della vita del paese in cui vivevano, del quale molti sono anche diventati cittadini.

E questo è successo per mezzo delle Case di Passaggio per la prima accoglienza alle donne straniere senza dimora, attraverso incontri sulle diverse religioni e culture che ci caratterizzano e ci distinguono, grazie ai corsi delle 150 ore organizzati dal sindacato e grazie alle tante iniziative culturali volte all’integrazione e alla socializzazione tra le diverse comunità, come vorremmo che fosse la Festa che abbiamo organizzato tutte insieme.

Da parte nostra c’è sempre la speranza in un futuro migliore e la voglia – che non ci abbandona mai - di progredire nel lungo cammino, alla ricerca di nuove possibilità, al fine di trasmettere, a chi ci circonda, un messaggio per noi fondamentale e cioè che il mondo dell’immigrazione non è sinonimo di negatività e di estraneità, ma un terreno di confronto che produce grande ricchezza.

Interverranno: Maria Lucette Raharisoa (Gruppo Donne Internazionale), Luigia Alberti (Segr. Gen. Pensionati CISL Milano e Pres. Cesil, Anolf Milano), Rita Pavan (Presidente Iscos), Luigia Cassina (Resp. Coordinamento Donne Cisl Milano) Marco Pitzen (Sicet), Aynom Maricos (Associazione Tropico).

Moderatrici: Marta Meana e Cristina Martinez
In collaborazione con: Associazione Giovanile Unisono, Casa della Cultura Salvadoreña, Comunidad Salvadoreña Monseñor Oscar Romero, Direttivo Salvadoreños Residenti a Milano, Comunidad Salvadoreña di Torino, Asociaciòn Todas Las Sangres, gruppi dall'Ecuador, Perù, Cina, Brazil, Argentina, Romania, Madagascar, Somalia, Senegal.

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